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CORONAVIRUS | Riapertura a tappe per le Regioni a partire dal 4 maggio

Il calendario tracciato da Palazzo Chigi: fino al 13 aprile tutti a casa e solo dopo i ponti festivi si può pensare di far riaprire alcune aziende, pianificando le azioni con i governatori e tenendo conto dei diversi indici di contagio

Foto Cecilia Fabiano

La «fase 2» potrà avere tempi e modi diversi nelle varie Regioni, ma la decisione finale spetterà sempre al governo. È questa la linea decisa da Palazzo Chigi per gestire l’emergenza da coronavirus a partire dal 4 maggio. Già domani il premier Giuseppe Conte potrebbe firmare il nuovo decreto per confermare i divieti di spostamento per i cittadini e autorizzare alcune imprese a riprendere l’attività subito dopo le vacanze pasquali. Quanto accadrà nei prossimi giorni servirà comunque a stabilire le nuove tappe con il timore, nemmeno troppo celato, che in queste festività le persone vadano in giro, vanificando gli sforzi sin qui fatti per limitare il contagio. E tenendo presente alcune date che possono rivelarsi strategiche proprio nella pianificazione futura.

13 APRILE
La strada è dunque tracciata. Fino al 13 aprile, Pasquetta, tutti a casa e uscite soltanto per andare al lavoro e fare la spesa, ma nei giorni successivi alcune imprese otterranno il via libera a riprendere l’attività se dotate di tutti i dispositivi di sicurezza per i lavoratori. Confindustria chiede un programma di riaperture ordinate e i segretari di Cgil Cisl e Uil scrivono a Conte perché vogliono incontrarlo al più presto, per valutare insieme quali aziende riaprire dopo il 13 aprile. Nelle riunioni delle ultime ore si è parlato di librerie, cartolerie, pasticcerie, si è deciso di chiarire che ristoranti e tavole calde restano chiusi ma possono consegnare i piatti nelle case. Sbloccando i codici Ateco il governo è pronto a riaprire alcune aziende meccaniche e di supporto al settore agroalimentare, oltre alla movimentazioni di merci giacenti nei magazzini. Una parte importante del lavoro per sciogliere uno dei nodi più intricati la sta svolgendo l’Inail con la classificazione del rischio – basso, medio, alto – attività per attività.

26 APRILE
Mercoledì, parlando con la tedesca Bild, il premier ha prima ricordato il parere del comitato tecnico scientifico che chiede di «non attenuare le misure restrittive, non si deve abbassare il livello di guardia e bisogna continuare ad operare con lo stesso rigore». E poi ha voluto lanciare un messaggio ai leader europei e in particolare alla Spagna che terminerà il lockdown il 26 aprile: «Dopo tutti i sacrifici che ha fatto, l’Italia non può rimanere esposta a un eventuale contagio di ritorno», ha avvertito Conte. Nel governo le sensibilità sono diverse. Se Italia Viva corre, il ministro dem Francesco Boccia, che oggi porterà in Lombardia altri 90 medici volontari e incontrerà a Milano il sindaco Sala e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, frena: «Linea dura per tutti ad aprile, poi piano piano il Paese potrà rimettersi in moto». Chi più invoca prudenza è il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Siamo ancora nel pieno dell’emergenza, occorrono cautela e gradualità per non vanificare i grandi sacrifici fatti finora».

4 MAGGIO
Dal 4 maggio, passati i due “ponti” festivi che potrebbero spingere la gente a riversarsi in strada o peggio a organizzare gite fuori porta, comincerà la vera “fase 2”. Ma solo se l’indice R0 sarà prossimo alle zero, e per questo fino ad allora è fondamentale rispettare la regola di rimanere a casa. Le riaperture di altre aziende saranno pianificate con le Regioni tenendo conto dei diversi indici di contagio e soprattutto delle misure di contenimento che ogni governatore sarà in grado di garantire, ma l’ultima parola spetterà al governo. Anche perché – come già accade adesso – nessuna norma potrà essere in contrasto con quelle emanate da Palazzo Chigi. Conte ha già insediato un gruppo composto da sociologi, psicologi e manager dell’organizzazione del lavoro, che affianchi il Comitato tecnico scientifico. Ci saranno turni e fasce orarie per i lavoratori che non sono in smart working e anche alcuni negozi potranno tirare su le saracinesche, garantendo però l’ingresso scaglionato come avviene adesso per supermercati e farmacie.

Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini